Parrocchia Santa Maria Immacolata Origgio
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Anno Pastorale 2003 - 2004 Incontro del 2 dicembre 2003


Dal vangelo secondo Luca – capitolo 18

la vedova e il giudice

  1. Disse loro una parabola sula necessità di pregare sempre senza stancarsi.
  2. "C'era in città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno.
  3. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
  4. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno,
  5. poiché questa vedova è così molesta, le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi".
  6. E il Signore soggiunse. "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
  7. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui e li farà a lungo aspettare?


domanda problematica

  1. Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

il fariseo e il pubblicano

  1. Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri.
  2. "Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
  3. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sè: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano.
  4. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.
  5. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
  6. Io vi dico: questi tornò a casa giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".


Parola del Signore.


Osservazione
Siamo ormai vicini alla morte e passione di Gesù e dobbiamo stare pronti per il "giorno" del ritorno visibile di Gesù, alla nostra morte e alla fine della storia.
La preghiera diventa indispensabile per poter vivere bene gli ultimi avvenimenti della vita terrena di Gesù e per poter perseverare fino al suo ritorno.
Il testo ci mette di fronte a due parabole con unicità di significato.
La prima è sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi, come dice il testo stesso, e ha tre protagonisti: il giudice chiamato a far giustizia contro l'avversario, Dio, capace di far giustizia prontamente, e la vedova, emblema della persona misera per via della sua situazione sociale.
Anche la seconda parabola ha un'intenzione dichiarata, dal momento che è narrata per alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri.
I protagonisti sono il fariseo, il cui comportamento non è quello di tutta la sua classe, e il pubblicano, esattore delle tasse per conto dei Romani, emblema del ladro ricco.
La conclusione di Gesù non è una novità, con il ribaltamento della situazione storica.

Interpretazione
L'interpretazione è facilitata dalle intenzioni dichiarate e dalla conclusione finale di Gesù.
Occorre pregare sempre, senza stancarsi, per chiedere giustizia contro chi tenta di schiacciare le persone. Dio prontamente interviene a togliere dalla miseria, incarnata dalla vedova, chiunque persevera nel chiedere la liberazione. Sembra che ci sia una contraddizione tra il prontamente e il perseverare: non è così. La situazione di miseria, putroppo, si ripropone continuamente nella vita umana. Occorre perseverare nel chiedere e, volta per volta, senza farsi attendere, Dio interviene.
Occorre umiliarsi, cioè riconoscere la propria situazione peccaminosa e la propria incapacità si sapersela cavare da soli. A questo punto si sarà esaltati, intendendo questa esaltazione come l'insieme dei passi felici, che vediamo realizzati nell'esaltazione di Gesù. Invece, chi si esalta, si incensa, presume di salvarsi da solo, sarà umiliato, cioè riconosciuto nella sua realtà di fallimento.


Domande per la vita
Pregare significa raccogliere un discorso, che il Padre continua a farmi, da quando esisto. C'è da sorprendersi che la preghiera vada fatta sempre? Se fosse anche la parola di un diseredato, sarebbe per lo meno educazione raccoglierla. Io so raccogliere, a tempo pieno, la Parola di COlui che dà senso e consistenza alla mia vita? Sono convinto che il prestare attenzione alla Parola non mi fa perdere tempo, ma lo colma di significato?
So anzitutto ascoltare il Padre, che mi parla sempre di progetti meravigliosi, di fiducia, di incoraggiamento? So accogliere i suoi progetti su di me, oppure non do perso e sono intento a parlare solo io, magari per cambiare i suoi piani? La mia preghiera è contraddistinta dalla calma, dall'attenzione, dal rispetto, doti tipiche di chi sa ascoltare?
Le mia parole sono poi anzitutto di ringraziamento? Sono cariche di meraviglia, tipica di chi si mette con riconoscenza davanti alla grandezza di Dio? Sono capace di chiedere misericordia per tutti i miei peccati? So chiedere giustizia contro tutti i nemici che non mi aiutano a vivere l'amore?
Assomiglio al fariseo? Sono convinto che, se fosse così, sarei assolutamente fuori dalla preghiera? Mi vanto davanti a Dio? Giungo al punto di disprezzare gli altri, perché non sono all'altezza della situazione come lo sono io?
Oppure assomiglio al pubblicano? So riconoscermi responsabile per quanto ho commesso? So domandare sinceramente perdono e chiedere quanto serve per riparare il male fatto? So riparare il male che ho fatto, chiedendo perdono alla persone interessate e riparando i danni arrecati? Mi prefiggo di vivere come Gesù quando prego e chiedo perdono?
So chiedere: Insegnami a pregare? So mettere la Parola alla base di ogni mia preghiera?