GIUGNO 2003

DON PIERANGELO - ALLE PORTE DELL'ESTATE

I NUOVI BARBARI

IGAUDI DELLA BEATA VERGINE MARIA

LA SERA DEL NUOVO GIORNO

ALLA SCOPERTA DEL VOLONTARIATO

ISLAM E CRISTIANESIMO

DAL GRUPPO MISSIONARIO

DAL GRUPPO UNITALSI

Un grazie a tutti i coloro che partecipano e contribuiscono sempre con grande generosità alle iniziative proposte


Carissimi,
il tempo passa velocemente ed eccoci già alle porte dell’estate, tempo che favorisce il consolidamento dei rapporti interpersonali, ma che nasconde anche il pericolo insidioso della dispersione per il fatto che ciascuno è tentato di andare per la propria strada a scapito dell’unità così sacra e importante come quella della famiglia.
Da qui nasce il richiamo forte che faccio ai genitori, perché siano custodi e costruttori instancabili dell'unità del nucleo famigliare, che rimane sempre il riferimento principale della propria vita.
“Esigo” quindi, come responsabile della grande famiglia parrocchiale, che i genitori siano vigilanti verso i loro figli, perché non siano lasciati a se stessi.
Vigilare significa dare ai figli delle regole, sapere dove si trovano di sera, dare degli orari da rispettare, informarsi degli amici, intervenire quando si comportano male (es. l’imbrattare i muri dei privati, dei luoghi pubblici, distruggere ciò che è della collettività, far delle male alle persone, schiamazzare di notte…).
Genitori, svegliatevi! Non potete dormire mentre i vostri figli di notte si comportano come piccoli delinquenti.
Le condanne della guerra e della violenza a che servono, se poi noi ce ne freghiamo dei figli e di quello che fanno a danno degli altri?
E come cristiani come potremmo giustificare davanti a Dio il nostro comportamento?
Se questo linguaggio a qualcuno può risultare un po' duro, sappiate che è dettato da una profonda preoccupazione e dal desiderio di rendere tutti più consapevoli di fronte ai nostri figli e al loro futuro.
Genitori, teniamo unite le nostre famiglie, amiamo i nostri figli nella responsabilità e specialmente viviamo questa unità non dimenticando un momento formidabile e fondante per la famiglia stessa: l'Eucaristia domenicale, sacramento dell'unità in Gesù tra di noi.
Coraggio genitori! La Chiesa vi sostiene, ma non può sostituirvi!

don Pierangelo


I NUOVI BARBARI


Mi rivolgo a tutti voi per dirvi che non voglio vedere la città in cui sono nato ridotta così.
Le vostre “opere d’arte”, dipinte con gli spray sui muri della città, non sono affatto gradevoli alla vista.
Fin da piccolo, quando vedevo quelle scritte sui muri, chiedevo alla mamma chi faceva quegli sgorbi e la mamma mi rispondeva che erano i “Barbari”.
Ore che a scuola ho studiato i Barbari, mi sono accorto che loro erano analfabeti, non andavano a scuola come noi.
Se volete disegnare, in cartoleria ci sono le tavolette e i fogli.
E comunque i Barbari, anche se saccheggiavano e distruggevano, facevano dei disegni stupendi.
Per esempio, se andate nel tempietto longobardo di Cividale del Friuli, vedrete dipinti e reperti meravigliosi; voi vi sognate di fare disegni come loro.
Io voglio solo dirvi di vergognarvi, perché non si rovinano beni che appartengono a tutti!!
Un undicenne


IL MESE DI MAGGIO NELL’ANNO DEL ROSARIO
I GAUDI DELLA BEATA VERGINE MARIA
Un commento duecentesco ai Misteri del Rosario

Le origini del Rosario si perdono nel Medioevo. La grande diffusione di questa preghiera si deve in gran parte all’ordine domenicano., tra il XIV e il XV secolo.
L’uso di recitare 150 volte l’Ave Maria è ritenuto di origine monastica e i primi esempi risalgono forse al X secolo. Il numero è uguale a quello dei Salmi e la corono divenne il “Breviario dei semplici”, di coloro che non erano in grado di recitare il ben più complesso ufficio delle ore. Si pensò ben presto di suddividerlo in decine, intercalate con la meditazione degli episodi più significativi della vita di Gesù e di Maria.
Tra il 1230 e il 1240, Stefano di Salley, un abate inglese, su richiesta di un ignoto monaco, scrisse una serie di 15 meditazioni su altrettanti episodi della vita di Maria e li chiamò Misteri Gaudiosi. Il suo testo ci conferma che a quel tempo esisteva la pratica di meditare questi misteri, anche se c'era disaccordo sul loro numero, che andava da cinque a venti. Stefano li suddivise in cinquine, per evitare che l’accumulo di troppa materia diventasse tedioso così che chi non voleva meditarli tutti insieme potesse fare una pausa dopo ogni cinquina. I misteri furono da lui definiti gaudiosi perché si meditavano episodi che erano motivi di gioia sia per Maria che per l’umanità intera. Così scrive Stefano di Salley:
La dolcezza e la gioia soave che provava la beata Vergine nella relazioni col figlio suo superano di gran lunga ogni esperienza umana.
I primi cinque misteri gaudiosi saranno individuati nel periodo che va dalla nascita della beata Vergine alla nascita del Salvatore; i secondi dalla nascita del Salvatore alla passione della Croce; i terzi dal tempo della passione all’assunzione al cielo della beata Vergine.
I misteri di quel tempo erano i seguenti:
I PRIMI CINQUE: la Natività di Maria, la Giovinezza di Lei, l’Annunciazione, il Concepimento di Nostro Signore, la Visitazione alla cugina Elisabetta;
I SECONDI CINQUE: la Natività di Gesù, la Visita ai Magi, la Presentazione del bambino Gesù al tempio, la Disputa con i dottori nel tempio, la Rivelazione della divinità di Gesù alle nozze di Cana;
GLI ULTIMI CINQUE: la Crocifissione e Morte di Gesù, la sua Risurrezione, la sua Ascensione al cielo, la Discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste, l’Assunzione di Maria al cielo.
Molta più importanza aveva quindi la vita di Maria che non la passione e la morte di Gesù, che sono riassunte in un solo mistero.
Stefano di Salley formula una breve meditazione per ogni decina, alla quale seguono poi il motivo della gioia e una preghiera con una specifica richiesta alla Beata Vergine. Il tutto era concluso dall’Ave Maria, la cui forma, differente da quella odierna, era la seguente
Ave, santa, gloriosa, sempiterna e pia Madre di Dio,
Semprevergine Maria, piena di grazia;
il Signore è con te;
benedetta sei tu fra le donne
e benedetto il Signore Gesù,
dolce frutto del tuo grembo benedetto. Amen.
I motivi di gioia che danno il nome ai misteri sono elencati con enfasi. Per esempio, del primo si dice che Maria ha annunciato la liberazione alle anime che stavano per sprofondare nell’inferno, la salvezza agli uomini pellegrini sulla terra, la gloria agli angeli del cielo nella ricostruzione della loro città eccelsa.
A Maria il poeta chiede di illuminare la sua misera condizione umana e la sua coscienza tenebrosa con la luce dei desideri spirituali. Così, fugate le tenebre delle vanità mondane egli potrà meritare il gioioso splendore della verità eterna.
L’invocazione O clemente, o pia, o dolce vergine Maria conclude la preghiera.


LA SERA DEL NUOVO GIORNO

Il sole era da poco tramontato
quella sera del primo giorno dopo la shabbath
quando noi, Tuoi discepoli,
ancora ci trovavamo chiusi in una casa
per paura dei Giudei che volevano catturarci.
La paura era grande
e credevamo di fare la Tua stessa fine.

Eravamo paurosi, deboli, confusi, disorientati
e con gli occhi stanchi e arrossati,
perché le lacrime di ingratitudine e di viltà,
ma anche di pentimento,
continuavano a rigare il nostro volto,
terra assetata, ormai troppo provato
dal dolore e dal rimorso.

Pietà Gesù, abbi compassione anche di noi!
Che cosa possiamo fare ora per Te?
Piangere e poi ancora piangere,
senza stancarci mai,
e invocare il tuo nome e il Tuo perdono,
quel perdono che hai predicato e che hai donato
a Zaccheo,
alla Samaritana,
a Maddalena,
al buon ladrone
e a tanti altri.

Poi, all’improvviso, nel cuore della notte,
mentre ormai eravamo assopiti
e avvolti dalle tenebre,
con grande stupore ti vedemmo nel mezzo
trasfigurato di luce divina
e a noi mostrasti le Tue sante mani
con il segno dei chiodi
e il Tuo cuore lacerato,
dal quale uscivano sangue e acqua,
sorgente inesauribile di grazia e di benedizione,
capace di dissetare la nostra sete di Dio.

Shalom a voi!
Pace a voi!

Fu questo il saluto che rivolgesti a noi
e improvvisamente il nostro cuore
esplose di gioia indicibile
e nuove lacrime bagnarono il volto:
erano lacrime di consolazione e di conforto
e di pace ritrovata.

E dopo il saluto
Tu, mandato dal Padre,
mandavi noi e a noi donavi un nuovo Maestro,
un nuovo Consolatore, lo Spirito d’Amore,
perché fossimo per gli uomini
strumento del Tuo Amore
e della Tua compassione.

Perdonandoci le nostre infedeltà
ci facevi uomini nuovi,
capaci di amare e di perdonare con Te e per Te.

Non ci stancheremo mai
di amare e di perdonare,
di perdonare e di amare,
fino a quando verrà
la sera della vita
e lo faremo sempre
nel Tuo Nome
per la Tua Gloria
per la Gloria del Padre Tuo e Padre nostro.


don Pierangelo

ALLA SCOPERTA DEL VOLONTARIATO
Servire il prossimo non è un ripiego o una scappatoia
ma una scelta precisa, matura ed esigente.

«Adesso che hai compiuto diciott'anni, che cosa vuol dire, che dovrai fare il servizio militare?» chiede Guido a Francesco, il fratello maggiore che ha nove anni più di lui. «Che. Sei matto? Io in guerra non ci andrò mai», risponde Francesco con grande sicurezza. «Nemmeno per difendere la patria?», insiste Guido, che a scuola ha studiato come si combattè per difendere la Patria durante le guerre di Indipendenza. «Questo è un altro sicorso: difendersi dai nemici, difendere la propria terra. Ma è meglio non farne, guerra. Le guerre portano soltanto morte, distruzione e dolore. Non possono fare bene a nessuno. Io ho già pensato che quando mi chiameranno farò soltanto il servizio civile», continua Francesco. «Come Alessandro, quel giovanotto che sta nella chiesa per illustrare le opere d'arte ai visitatori? Il papà mi ha spiegato che quello è un lavoro volontario e che così fa il servizio civile». «Esatto. Ci sono tanti ragazzi che anzichè fare il servizio militare fanno le guide nei musei». «Lo sai che è un volontario anche Michele, quel giovanotto che assiste l'invalido del terzo piano? Me lo ha detto la mamma».
Per i due ragazzi le parole volontario e volontariato non sono una novità. La mamma, che è insegnante, da alcuni anni, volontariamente, senza alcun compenso, prepara agli esami dei giovani detenuti e, periodicamente, fa assistenza psicologica in un istituto per ragazze madri. Il padre, dal canto suo, pur avendo una professione molto impegnativa, è donatore di sangue. I figli lo sanno e sono orgogliosi di quello che fanno i genitori. Anche la loro sorella, che ha dodici anni, fa del volontariato. Come? Lavoricchiando nelle ore libere per preparare semplici oggettini da vendere per beneficenza o anche facendo piccoli servizi ad un'anziana signora che ci vede poco.
Il bello, di tutto questo, è che viene fatto in grande segretezza e con molta semplicità, sia dai genitori che dai figli. Siamo in pochi a saperlo. E ci pare giusto, il volontariato non deve essere esibizionismo. Deve essere un vero moto del cuore. E, come tutti i moti del cuore, spontaneo e segreto.
Si dice che sia difficile distogliere i ragazzi dal proprio egoismo. Ma non è vero. L’interessante è non alimentare questo difetto. Anche se istintivamente i giovani, e tanto più i bambini, sarebbero tendenzialmente egoisti, forse è anche un po’ colpa dei genitori che li «coprono» di attenzioni, allegeriscono le loro anche minime difficoltà. Oseremmo quasi dire che, nell'intento di difenderli e di proteggerli, li rendono vulnerabili a qualsiasi difetto. Specialmente a quello di pensare prima a se stessi che agli altri.
Però, quasi a smentire questa affermazione, vogliamo dire, e lo abbiamo osservato in molte circostanze, che non tutti i giovani sono egoisti; ci sono molti fra loro che, al contrario, sono tendenzialmente propensi a dedicarsi agli altri.
Certamente questo avviene nelle famiglie in cui la generosità è norma di vita, il prodigarsi agli altri fa parte di un codice irrinunciabile; prima di tutto fra i membri della stessa famiglia, e poi, via via allargando la cerchia verso i «prossimi» sempre meno prossimi. Qui diventa più facile che i figli sentano la spinta verso il volontariato. E' un sistema di vita e di pensiero, un codice, appunto, assimilato in famiglia. Gli «altri» sono le persone a cui dare amicizia, aiuto, solidarietà. Benedette quelle famiglie che sanno educare così i loro figli.
«Se la gioventù sarà rettamente educata, vi sarà ordine e moralità », ebbe a dire il grande educatore san Giovanni Bosco, consapevole che da una buona educazione dei giovani dipende il bene della società.
I genitori devono riflettere molto su questo. E' un «pane» che si deve dare ai propri figli giorno dopo giorno.

Mariella Lombardo, Osservatore Romano del 20/04/2003


ISLAM E CRISTIANESIMO

L’ISLAM E LA PACE
Attualmente nel mondo musulmano esistono tre correnti di pensiero nei riguardi della guerra e della pace.
1) Il jihad è una guerra interiore per vincere le contraddizioni dell’anima e, poiché ogni essere è sacro, tutte le opere degli uomini andrebbero sacralizzate.
2) Il jihad è la risposta difensiva contro le aggressioni politiche, economiche culturali e religiose. Gli errori e tutte le forme di corruzione e trasgressione vanno combattute: la guerra difensiva è obbligatoria.
3) L'islam non è solo una lotta morale, ma anche militare: ogni musulmano deve essere un guerriero. La guerra fa parte dell'essenza dell'Islam, che deve liberare l'umanità e sottoporla alla legge coranica. Esistono addirittura preghiere per chiedere a Dio di annientare i giudei, i loro alleati e tutti gli infedeli.
L’ISLAM E I DIRITTI DELL’UOMO
I musulmani riconosceranno mai la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo? Il mondo islamico diverge dal resto dell’umanità sul fondamento dei diritti dell’uomo. I musulmani ritengono che tutti i diritti fondamentali e le libertà universali fanno parte integrante della religione islamica. Ma allora sono diritti universali o solo dei musulmani? E come mai in alcuni stati i diritti della donna e la libertà di culto non sono salvaguardati?
ISLAM E MODERNITA’
Il mondo musulmano ha nei riguardi di questa questione un atteggiamento ambiguo: accetta la scienza e il progresso tecnico, purché non vengano modificate le strutture sociali e familiari. Né si è molto disposti ad accettare metodi moderni di lettura e di studio del Corano. E se alcuni stati islamici si sono modernizzati nelle loro strutture, con una separazione netta della religione dallo stato, altri si rifanno alla Umma, la Comunità musulmana internazionale, quale organizzazione politica unitaria, con alla sua testa un califfo, vicario dell'Inviato di Allah. Di fatto ai musulmani la modernità appare troppo occidentale e cristiana (!).
DOPO L’11 SETTEMBRE 2001
L’attentato alle torri gemelle e gli avvenimenti conseguenti sembrano aver precipitato nell’integralismo il mondo islamico e nella xenofobia (odio dei diversi) nei confronti dei musulmani il resto del pianeta. Giovanni Paolo II ha invitato a non cedere alla tentazione dell’odio e della violenza, ad impegnarsi al servizio della giustizia e della pace, chiedendo a cristiani e musulmani di intensificare la preghiera all’unico Dio, l’Onnipotente, il Creatore. Pessimismo e speranza sono i due poli tra i quali è diviso chiunque si impegna nel dialogo. Le ragioni della speranza risiedono negli sforzi di molti cristiani e musulmani nel difendere la vita, la famiglia e praticare l’aiuto reciproco. Si devono superare i pregiudizi dei cristiani verso l’Islam considerato solo fondamentalista , mentre i musulmani devono andare oltre ciò che il Corano dice del cristianesimo e apprezzare positivamente gli ideali morali cristiani.
PARLA UN CONVERTITO
Chi parla è un algerino, immigrato in Italia e convertitosi dall’islam al cristianesimo.
In Algeria la convivenza tra cristiani e islamici, a parte il terrorismo, è possibile. Ma è inammissibile che un islamico si converta al cristianesimo e si può andare incontro alla pena di morte. Ho dovuto lasciare la mia casa dopo la conversione, anche perché la Chiesa algerina aveva dei problemi per il mio battesimo, dato i difficili rapporti con lo stato. Ho lasciato la mia patria, la mia famiglia, il mio lavoro, una scelta assai dolorosa, ma necessaria. L’aspetto più significativo del cristianesimo è che è Dio stesso, un Dio che è amore, a farsi uomo come noi, pur essendo onnipotente, a morire per salvarci e a risuscitare dai morti. Il mio cammino di conversione è partito fin da bambino, quando alcune suore venivano a casa nostra per regalarci qualcosa nei momenti difficili seguiti alla morte di mio padre; poi mi ha affascinato la figura di Giovanni Paolo II, una figura assente nel mondo islamico; e poi ho approfondito la mia conoscenza del cristianesimo attraverso l’ascolto di una radio cattolica italiana. La Chiesa algerina mi ha aiutato molto nel mio cammino di avvicinamento al cristianesimo, la comunità cristiana mi ha accolto calorosamente, il vescovo e i sacerdoti hanno fatto molto per me. Poi in Italia ho portato a compimento il mio cammino verso il battesimo, di cui la mia famiglia non sa nulla.

Dal Gruppo missionario


L'11 maggio la Chiesa ci ha proposto la Giornata delle vocazioni, per ricordare che tutti siamo chiamati da Dio a percorrere una strada di risposta a Lui, con la nostra vita.Siamo chiamati anche alla missionarietà, mandati da Gesù ad annunciare il suo Vangelo fino agli estremi confini del mondo. A sostegno dei missionari che in ogni angolo della Terra annunciano Cristo e quindi la dignità dell'uomo e di ogni uomo, nello stesso giorno si è svolta la marcia non competitiva "Quatar pass par i alter", organizzata dagli Oratori e il cui ricavato (che vi comunicheremo prossimamente) andrà ai missionari.
Diamo qui ora il resoconto delle somme raccolte e inviate ai missionari in questa prima parte del 2003. Somma raccolta 4460 €: Avvento di Carità 2060 €, dagli Oratori 1000 €, dal gruppo missionario 400 €, da altri 1000 €. Somma inviata 4460 €: all’infanzia missionaria (Diocesi) 560 €, a Suor Alda (tramite Don Pierangelo) 2000 €, a Suor Annamaria (in Brasile) 1000 €, a Suor Agnese (in Palestina) 900 €, a Suor Agnese (in Sudan) 400 €. Vi comunicheremo prossimamente la destinazione della somma raccolta con l’iniziativa “Quaresima di Fraternità” (1750 €). Ricordiamo che il mezzo più potente a sostegno dei missionari è la preghiera, perché Gesù ci ha detto:”Senza di me non potete fare nulla”; per questo, in fondo alla chiesa, sul tabellone missionario, trovate l’intenzione missionaria del mese, indicata dalla Diocesi.
Un grazie a tutti coloro che, attraverso le iniziative della Comunità o personalmente, aprono il loro cuore ai bisogni dei poveri, con l’aiuto concreto ai missionari.

Gianni Colombo


Dal Gruppo Unitalsi


Il Gruppo Unitalsi, presente da molti decenni nella nostra Parrocchia, ha come sua caratteristica l'attenzione ai bisogni degli ammalati, che sono soprattutto anziani. Nel corso degli anni tali bisogni sono andati cambiando, perché sono mutate le condizioni, la qualità e la durata della vita. Oggi gli anziani e gli ammalati che non escono più di casa, hanno vari bisogni. C'è il desiderio di contatti con l'esterno, che il nostro gruppo cerca di mantenere con qualche visita, nei limiti delle nostre possibilità; quello legato ai Sacramenti, per i quali si rivolgono naturalmente al Parroco Don Pierangelo e a mons. Cesare Catella; quello di partecipare all'Eucaristia, al quale veniamo incontro in almeno due momenti dell'anno: in occasione della Pasqua, che abbiamo celebrato il mercoledì santo e della Festa del paese, che celebreremo il venerdì precedente, 12 settembre. Ci sono poi dei bisogni materiali, legati alla necessità, in alcuni casi, di particolari attrezzature come letti ortopedici, comode, carrozzine. Per questo il nostro gruppo cerca di mantenere sempre ben fornito il proprio patrimonio di attrezzature da mettere a disposizione di chi ne avesse bisogno, rinnovandole e aumentandole grazie al contributo di persone e di qualche associazione della Comunità, che ringraziamo di cuore, anche a nome di chi può così usufruire delle attrezzature necessarie nel momento della malattia.

Luciana Monti


Chi volesse entrare a far parte del Gruppo missionario
o del Gruppo Unitalsi, può farlo rivolgendosi ai rispettivi responsabili.