MARZO 2002

DON PIERANGELO
“SPIRITUALITÀ DELLA QUARESIMA -
- LA PROFEZIA, IL VANGELO NELLA STORIA”

CATECHESI DEGLI ADULTI
11 DICEMBRE 2001

8 GENNAIO 2002


GRAZIE
“UN FIORE PER LA VITA”

GRUPPO MISSIONARIO
“LA PARROCCHIA IN MISSIONE 2001”

GRUPPO UNITALSI
“PROPOSTE”

BIOETICA – FECONDAZIONE ASSISTITA: IL CASO
“QUEL DONATORE MALATO HA SEMINATO DISPERAZIONE”

Un grazie a tutti i coloro che partecipano e contribuiscono sempre con grande generosità alle iniziative proposte

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

è cominciato il Tempo della Quaresima, tempo santo e prezioso al fine di poter rileggere il passato e quindi programmare un futuro carico di speranza che discende dall’alto ed è posto nelle nostre fragili mani.

Due cose vorrei raccomandare a me e a voi: la presa di coscienza della necessità di un cambiamento personale nell’esperienza della fede e il consolidamento di una mentalità ecumenica orientata all’accoglienza e alla condivisione.

Per quanto riguarda la prima prospettiva, è veramente doveroso entrate nel profondo del proprio cuore e stanare il male che vi si annida e che esplode nei momenti in cui l’amore verso Dio e verso il prossimo si assopisce perché si è presi da mille preoccupazioni che alla fine sono vanità.
Penso a questo proposito a tanti difetti che ostacolano, oscurano e mettono in pericolo le relazioni: amor proprio, vantaggio, interesse, infedeltà, non rispetto della parola, fuga dal dovere e dalle responsabilità, indifferenza, superficialità, tradimento, disordine sessuale, odio, cattiveria, incapacità di perdono, o almeno di tolleranza....
Ancora abbiamo da rivedere il nostro modo di vivere con la voglia almeno di combattere uno di questi mali che si nascondono nelle pieghe del nostro cuore malato.

La seconda prospettiva è un invito a prendere sul serio l’insegnamento di Gesù che ci vuole primi e paladini nel sostenere una mentalità ecumenica che porta a vedere l’altro come fratello al di là dell’etnia, della religione e della condizione sociale.
Di solito il fratello “diverso” ci fa paura, perché lo si vede come nemico: impariamo come Gesù a vederlo invece come figlio dell’unico Dio che vuole bene ad ogni uomo.
Riconosciamo con fermezza i diritti e tutti i diritti della persona umana, a tutti gli uomini nostri fratelli con l’intento anche di condannare tutte le ingiustizie e ogni forma di sfruttamento.
Noi cristiani, più degli altri, abbiamo il dovere morale di difendere l’uomo e ogni uomo, perché Dio ha pensato e vuole l’umanità come un’unica famiglia; inoltre il nostro interesse per la causa umana e il nostro amore per l’uomo e per la sua dignità porteranno molti a credere nell’unico Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale ha mandato il Figlio per salvare tutta l’umanità attraverso la via dell’immolazione e del dono di sé senza riserve.

A tutti Buona Quaresima e Santa Pasqua di Resurrezione.
Don Pierangelo


SPIRITUALITA’ della QUARESIMA
Tempo di amore,
cioè tempo di sosta e di contemplazione di Dio Amore che genera amore nel cuore di chi a Lui si affida.
L’Eucaristia della Domenica è l’incontro con l’Amato che si dona come Parola di luce, di guida, di consolazione e come Cibo e Farmaco di immortalità.
Egli si dona in quel momento ancora una volta, come da sempre, suscitando desiderio e volontà di donazione di sé a Lui e ai fratelli.
Nel segno del Pane, segno della sua Persona, davanti a Lui nel tempo dell’Adorazione (giovedì sera), il cristiano trova rifugio nel suo Cuore, fonte e sorgente di amore divino, amore infinito, amore di tenerezza, amore eterno.
Se fossimo convinti di questa Sua Presenza tangibile, la cercheremmo con la sete della cerva che corre alla sorgente per dissetarsi. E invece no: o lo evitiamo o lo guardiamo da lontano o abbiamo altro a cui dedicarci.
Che Gesù abbia pietà di noi!

Tempo di pentimento
Umiliato e pentito per il peccato che sta davanti agli occhi e commosso dell’amore di Dio, il Compassionevole, il cristiano entra nel tempo sacro dei quaranta giorni penitenziali con il desiderio di compiere un cammino di purificazione e di sobrietà.
Il lunedì delle ceneri; la camminata penitenziale di venerdì 15 marzo alle ore 5; la rinuncia a qualche comodità, la generosità verso chi ha bisogno; il digiuno dei sensi e altro sono segni di un evidente cammino penitenziale.
Ma il momento più intenso di ravvedimento è l’incontro con Gesù buon samaritano, nel sacramento della Riconciliazione. È veramente l’incontro con il Gesù pasquale immolato, che riversa nel cuore del peccatore il suo amore inesauribile, sempre fresco e generoso, incapace di ricordare il male ricevuto.
Questa certezza per il peccatore è speranza di guarigione ogni qualvolta avvertirà il bisogno di salute e di comunione con i fratelli e di pace con Dio Padre in Gesù.
E allora, perché non ricorrere a questa fonte di purificazione del cuore? Perché non vivere meglio?


LA PROFEZIA, IL VANGELO NELLA STORIA

Quando tutti ormai erano uniti per dare la risposta al terrorismo con la guerra, entrando quindi in una spirale capace solo di dare il frutto amaro della morte, Giovanni Paolo II a sorpresa invitava il cristianesimo e l’islam alla giornata di digiuno del 14 dicembre e poi in un secondo momento esortava i capi religiosi a trovarsi il 24 gennaio ad Assisi per invocare il dono della Pace sull’umanità.

Il digiuno cadeva nell’ultimo giorno del Ramadan islamico e nel pieno dell’Avvento cristiano, come segno di condivisione dei musulmani e dei cristiani uniti nella fede del Dio di Abramo per impedire che la religione divenga o sia usata come motivo di stragi e di ritorsioni.
Digiunare per condannare la guerra e per impegnarsi a progettare e perseguire in ogni ambito fini di pace e di collaborazione.

Il ritrovo ad Assisi, come quello del 1986, è un appello a tutte le religioni perché sentano una nuova responsabilità, sia nei reciproci rapporti sia verso l’intera umanità.
Il nome di Dio mai più dovrà essere usato per una qualsiasi causa di parte, ma solo per il bene di tutta l’umanità.
Il precedente incontro di Assisi mirava a favorire la distensione fra Est e Ovest; questo secondo incontro ha avuto come obiettivo il desiderio di introdurre il criterio di solidarietà nei processi economici che qualificano la questione sociale del futuro: la globalizzazione.

Don Pierangelo


La Parrocchia in missione 2001

Il Gruppo missionario, nel corso del 2001, ha cercato di mantenere vive, nella nostra Comunità, le parole di Cristo “ Andate in tutto il mondo ed annunciate il mio Vangelo fino agli estremi confini della terra“.
Lo ha fatto attraverso le pagine di “Voce amica”, il tabellone messo in fondo alla chiesa, le varie iniziative concrete della giornata missionaria, ricordando sempre che “I poveri nel mondo sono tanti e tutti hanno fame di Dio, di amore, di pane”.
Per questo l’aiuto concreto è andato a vari missionari, non solo quelli origgesi, Cristiani che in tutto il mondo vivono più intensamente le parole di Cristo portando il Suo Vangelo e di conseguenza aiuto a popolazioni estremamente povere o prive dei più elementari diritti, per rendere alle persone la dignità dovuta ad ogni essere umano.
Un contributo è andato anche alla preparazione dei Sacerdoti di una Chiesa molto povera: quella di Romania; la presenza dei Sacerdoti nella Chiesa è infatti fondamentale, perché possa continuare ad essere annunciato Gesù attraverso la Parola, ma soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti.

Ringraziamo tutte le persone, i gruppi e le iniziative che, con il loro contributo hanno reso possibile l’invio di aiuti, per un totale di 14.403.000 Lire: a Suor Alda Sironi, in Ecuador, 2.000.000; a Suor Gabriella Pavan, in Giordania, 3.130.000; ai Padri Comboniani 960.000; alle suore di S.Anna, in India, 1.300.000; al commercio equo/solidale 723.000; alle iniziative missionarie della Diocesi 2.000.000; all’Opera della Santa Infanzia 1.000.000; alla Chiesa di Romania 3.290.000, per il mantenimento agli studi di alcuni seminaristi ( le loro foto sono appese sul tabellone in fondo alla chiesa ).

Questo è quanto realizzato dalla Parrocchia, ma altro ancora è stato fatto da tante persone, che nel silenzio, privatamente hanno ugualmente sostenuto e sostengono chi ha fatto della missione fra i più poveri la propria vita.

E per il 2002? Chiediamo al Signore di poter ancora di più crescere nello spirito di comunione e di missionarietà, come Cristiani e come Parrocchia.


Il Gruppo missionario


P.S. Informiamo che il milione di lire (516 €) accantonato dal Gruppo missionario, in occasione della bancarella del 28 ottobre scorso, è stato destinato a Suor Alda, che li riceverà presto con i 516€, offerti in chiesa a Natale per il “pane dei poveri”.


11 DICEMBRE 2001
  1. Non portate borsa, né bisaccia... Sono le condizioni indispensabili per annunciare il regno di Dio. Devo seguire Cristo in tutto e per tutto. Se non si ha questo atteggiamento non si riesce a dare testimonianza. Il cammino sulla via della Croce implica il distacco da tutto. Per riuscire in questo è necessario mantenere un certo raccoglimento e contatto con il Signore nella preghiera.
  2. Si tratta di vivere giorno per giorno una vita da testimoni.
  3. Pace a questa casa: portando la pace il discepolo dispone gli altri ad accoglierlo e ad ascoltarlo e si pone in atteggiamento di attenzione verso chi lo ospita. La pace è importante non solo in questo momento storico, ma in ogni rapporto umano.
  4. Devo essere operatore di pace, senza fomentare nessuna divisione.
  5. I 72 inviati rappresentano tutti i discepoli, cioè i cristiani, anche perché 72 è un numero simbolico.
  6. Il versetto 4 (Non portate borsa, né bisaccia...) è totalmente contrario al voler fare sempre dei calcoli ed essere sicuro. Qui invece si respira una fiducia, l’invito a fidarsi di chi ci invita a partire.
  7. Per diventare missionari bisogna avere uno spirito di maggior confidenza nel Signore e nel disegno che Dio ha su ogni uomo. Affidarsi alla provvidenza significa credere che l’unica sicurezza è la Parola che si va ad annunciare. Siamo agnelli armati solo del Vangelo da consegnare agli altri nel rispetto della libertà.
  8. Non sappiamo riconoscere l’azione della provvidenza nella nostra vita quotidiana.
  9. Non siamo noi ad esser bravi, è Lui che ci ha messo nella condizione di operare.
  10. Tornarono pieni di gioia: capita anche a me di sentire qualche volta questa gioia del Vangelo. Ma non sempre so gioire, perché sono preso da altri pensieri, mentre di fronte al Vangelo non dovrei pensare ad altro.
  11. Bisogna imparare ad essere poveri in tutto, ma grandi davanti al Signore.
  12. Ci viene chiesto di trovare il coraggio di compiere gesti cristiani in pubblico, anche se tutti mi osservano, anche se metto in imbarazzo qualcuno che è con me.
  13. A volte addirittura in chiesa non sappiamo compiere i gesti che il rito richiede.
  14. Esiste il problema della vergogna.
  15. Curate i malati: avere la capacità di vedere se qualcuno ha bisogno. Chiediamola al Signore.
  16. La Parola del Regno di Dio è per tutti, anche per i malati e per chi non si sente accolto.
  17. Il comportamento personale è fondamentale per la testimonianza.
  18. Se uno vive la fede la trasmette anche senza parole. I santi erano convinti di quello che facevano e si fidavano di Dio.
  19. Quando incontriamo qualcuno dobbiamo andare oltre la persona e vedere la missione che Dio gli ha affidato. SI tratta di scorgere l’immagine di Cristo in chi porta l’annuncio.
  20. Vi ho dato il potere di camminare sopra gli scorpioni...: non dobbiamo avere paura, perché Lui è con noi.
  21. Non passate di casa in casa: è la capacità di non perdersi in tante cose, di non ingigantire i problemi, di non complicarsi la vita, di non perdere di vista l’essenziale.
  22. Non spetta a noi tirare delle conclusioni. Dobbiamo interrogarci sulle domande che il brano di Luca ci pone.
  23. Io mi sento un mandato. “Andate in pace” e non dimenticate quello che avete udito e visto durante la Messa. Bisogna impegnarsi nella vita quotidiana della parrocchia.

8 GENNAIO 2002
  1. Quello che ho devo condividerlo con gli altri.
  2. La ricchezza va vissuta nel modo giusto, non tenendo questo dono solo per me. Non solo la ricchezza economica, ma anche quella intellettuale...
  3. Uno magari si fida del suo intelletto, ma non si apre a Dio. Mettersi nell’atteggiamento di chi accetta il volere di Dio.
  4. Ognuno di noi ha un dono di Dio da donare, per diventare provvidenza per l’altro.
  5. Come mi pongo nei confronti dei miserabili del mondo?
  6. Chi ha fatto fatica ad avere, fa fatica anche a donare ed è portato a progettare la propria vita.
  7. Questa pagina chiede di affidare totalmente la propria vita a Dio.
  8. Qual è la preoccupazione principale della mia vita? Qual è il mio tesoro, quale la realtà che per me conta più di ogni altra? Qual è il centro della mia esistenza? Quale il valore più importante? L’arricchirsi? L’apparire?
  9. Ci viene chiesto di donare tutte le nostre ricchezze e di farci provvidenza per gli altri.
  10. Si tratta di entrare in perfetta sintonia con la volontà del Padre.
  11. Cercare il Regno: possiamo farlo incarnando l’amore, così come Gesù è Amore incarnato. Per questo a volte serve tutta una vita.
  12. A volte non riusciamo a focalizzare subito il centro della nostra vita, ci disperdiamo in tante altre cose.
  13. L’incontro con Gesù mi deve portare a un cambiamento di vita, a una conversione. E anche quando non riesco ad eliminare certi comportamenti dalla mia vita o a metterne in atto altri, devo sentire dolore per questa mia incapacità a vivere come Gesù mi chiede.


3 febbraio 2002 - Un Fiore per la Vita
Con l’iniziativa delle “Primule” per il Centro Aiuto alla Vita con sede presso la clinica Mangiagalli di Milano si è raccolta e donata la seguente somma di € 1033 (Duemilioni).
Si ringrazia tutti per la generosa offerta.

PROPOSTE

Il Gruppo Unitalsi è strutturato a livello nazionale, suddiviso in sezioni ( che corrispondono alle regioni italiane ), in sottosezioni ( zone ) e in comitati ( paesi ). Il comitato di Origgio fa parte della sottosezione di Saronno, che lavora sul territorio da oltre sessant’anni.
L’Unitalsi, compatibilmente con la disponibilità di volontari, opera nella nostra comunità con visite ai malati, organizzando momenti di incontro per loro, mettendo a disposizione letti, carrozzine, comode per chi ne avesse bisogno.

  • Da oltre quindici anni la sottosezione di Saronno porta avanti l’esperienza delle vacanze estive a Borghetto S. Spirito, dove per due settimane è data la possibilità di una vacanza ai disabili, sostenuta esclusivamente da volontari soprattutto giovani. È un’esperienza di condivisione di gioie, di problemi, di sacrifici e di tanta serenità offerta a chi è meno fortunato. Il taglio è proprio quello di una vacanza spensierata, con giochi in spiaggia, bagni in mare, giochi con l’acqua, canti, intrattenimenti, tutti ingredienti per vivere una vacanza giovane, con i giovani.
    Vogliamo lanciare una richiesta di disponibilità ai giovani e anche ai meno giovani, perché partecipino, anche per una sola settimana, a questa iniziativa, che verrà attuata dall’ 11 al 25 agosto.
  • Ricordiamo anche il Pellegrinaggio a Lourdes, per ammalati e volontari, dall’11 al 17 settembre, con il treno della sofferenza.
  • Quest’anno poi intendiamo riproporre il Pellegrinaggio a Caravaggio, assieme a tutta la sottosezione di Saronno, previsto per la domenica 16 giugno, organizzando un pullman in partenza dalla nostra Parrocchia.

Queste le nostre proposte cui si aggiunge l’invito a tutte le persone che lo desiderano perché entrino a far parte del gruppo, mettendo a disposizione un po’ del loro tempo per gli ammalati della nostra Comunità.

Comitato Unitalsi di Origgio: magazzino presso la Casa parrocchiale
responsabile Luciana Monti Moggia tel. 0296731802


QUEL DONATORE MALATO HA SEMINATO DISPERAZIONE

Diciotto bambini olandesi, diciotto bambini apparentemente sani, sono inseguiti da uno sconosciuto nemico. Concepiti in provetta col seme di un anonimo donatore tra il 1989 e il 1995, sono venuti al mondo apparentemente perfetti. Ma nel 1998 il donatore ha scoperto d'essere affetto da una rarissima malattia degenerativa, l'atassa cerebrale. Malattia che paralizza e toglie la parola. Incurabile. Ereditaria. I diciotto bambini hanno cinquanta possibilità su cento di svilupparla. I medici per tre anni si sono domandati se dovevano dirlo o no, a quei genitori, che cosa, quale condanna era segretamente scritta nel Dna del padre dei loro figli. Poi hanno deciso: parlare. Diciotto famiglie sono cadute nella disperazione. Una disperazione muta, giacché quasi nessuno rivela agli amici una fecondazione artificiale. Soprattutto, non la si rivela al bambino. (E’ difficile dire: tuo padre non lo conoscerai mai, e forse nemmeno sa che tu sei nato). Un dramma nel silenzio, dunque. D’ora in poi in quelle famiglie la vita girerà attorno all’attesa angosciosa dei sintomi, che normalmente non si manifestano prima dei vent’anni. Darà un lungo, struggente vegliare. Cinquanta possibilità su cento: nove sani, e cinque condannati. (Succede a tanti, e anche ai bambini di ammalarsi gravemente; ma questa predizione, questo aspettare una tragedia annunciata, è già condanna). Eppure, si tormentano i medici dell’ospedale olandese, tutto era stato fatto secondo le regole, e tutti rispettati i protocolli internazionali per la donazione di seme: donatori giovani e sani, senza traccia di tare ereditarie negli ascendenti, non alcolisti, non tossicomani, non affetti da Aids. Donatori perfetti, garanzia di figli perfetti; e solo una formalità quell’avviso che si dà alle coppie prima dell’inseminazione, che non si possono escludere “fatti nuovi” a carico del donatore. Tutto in regola, tutto verificato, tutto scrupolosamente controllato: invece, quella degenerazione maligna s’era ben nascosta, e nessuno l’aveva potuta smascherare. E ora i medici, persa tutta la loro sicurezza, ammettono che l’insondabile esiste ancora, che non tutto è calcolabile, che qualcosa può sempre drammaticamente sfuggire. Allargano le braccia i professori: ora la croce - e che croce - è addosso a quelle madri e quei padri. Passeranno la vita ad aspettare: in ogni tremito, in ogni balbettio, crederanno di scorgere il nemico. Una possibilità su di scampare. Una su due di essere catturati. Il dramma olandese scoppia proprio nei giorni in cui ricorre il ventesimo anniversario della prima fecondazione in provetta. Come un'ombra scura sull'ottimismo di chi crede che tutto ciò che è possibile sia lecito, e non ha dubbi nel cammino trionfale della scienza. Tutto era regolare, tutto valutato e controllato. Ma un gene si era nascosto, era sfuggito, subdolo, alla conta. Non tutto è prevedibile dall'uomo. Non siamo onniscienti, non lo saremo mai.
La condanna cade sugli innocenti: su dei bambini che oggi hanno dai tredici ai sei anni. I più piccoli tracciano le prime lettere sui banchi di prima elementare. Credono di essere figli del loro padre, e sani, e forti come lui. Chi dirà, a quelli che s'ammaleranno, cosa è successo? Chi risponderà, quando capiranno, e chiederanno: cosa avete fatto? E cosa avrò in testa un vecchio in carrozzella, paralizzato e muto, sapendo d’avere donato, col suo seme, anche la condanna a tutti quei suoi figli sconosciuti? Ma sono domande oziose. Nessuno, fra i signori delle provette, si fermerà per questa storia. Ieri la Gran Bretagna ha annunciato il via libera alla produzione di embrioni da utilizzare per ottenere cellule staminanali. Il progresso avanza verso un futuro radioso. Le domande non piacciono, i dubbi sono oscurantismo. E quei diciotto, le loro famiglie, la loro attesa, sono solo il prezzo che necessariamente va pagato alla modernità. Danno collaterale, inevitabile e marginale. In fondo, sono solo diciotto bambini.
Marina Corradi